Langhe, Roero e naturalmente Monferrato: tra le colline del vino del Piemonte non può mancare questo territorio, che segue la fascia appenninica e si distende, in direzione del Po, subito dopo la Liguria. Vicino a Cairo e a Cà Brichella c’è in particolare il cosiddetto Alto Monferrato, che occupa in sostanza la parte meridionale della provincia di Alessandria. Un paesaggio fatto di dolci colline, castelli imponenti e piccoli borghi, strade sinuose da percorrere senza fretta e vigneti a perdita d’occhio, specializzati nella produzione di grandi vini, come il Gavi, il Brachetto d’Acqui e il Dolcetto d’Ovada.

Da Cairo Montenotte, proseguendo lungo la Bormida di Spigno, si incontrano prima Dego, che sorge alla confluenza del Rio Grillero con il fiume Bormida, e poi Piana Crixia con il suo piccolo centro in pietra e il famoso "fungo", una pietra tonda di circa 4 metri di diametro sorretta da una colonna di detriti modellata dall’erosione. Pochi chilometri conducono a Spigno Monferrato, baluardo meridionale dell’alessandrino, antico borgo costruito su un poggio che domina dall’alto la valle del Bormida: palazzi nobiliari, portali in arenaria scolpita, logge e ballatoi, vicoli e piazzette rendono Spigno uno dei paesi più interessanti dell’Alto Monferrato.

Acqui Terme è un’affascinante località termale già in auge al tempo dei romani (dell’epoca si possono vedere i resti imponenti dell’acquedotto). Il cinquecentesco Palazzo Robellini ospita l’Enoteca Regionale (con tutti i vini del Piemonte, ma un’attenzione particolare riservata al Brachetto); da lì si può percorrere il pedonale corso Italia (non senza aver buttato lo sguardo sulla chiesa di San Francesco) e arrivare alla Torre Civica e alla Piazza della Bollente, il vero simbolo cittadino: una sorgente naturale di acqua calda (sgorga a oltre 70 °C) salso-bromo-iodica. Da vedere sono anche i resti del teatro romano e la Cattedrale dell’Assunta, che conserva il Trittico della Madonna del Montserrat e una deliziosa cripta di stile romanico.

Da Acqui ci sono due percorsi alternativi. Andando verso Nord Ovest si supera Alice Bel Colle (un grazioso paese di origine medievale, dalla cui torre la vista spazia a 360 gradi, dai vigneti alle valli appenniniche fino alle Alpi) e si raggiunge Nizza Monferrato. Le ragioni per visitare questa animata cittadina monferrina non mancano: il Campanone, la torre civica inglobata nel palazzo comunale; il bel centro storico con chiese e palazzi di pregio; lo Sugar(t), il museo che unisce arte e la storia imprenditoriale dell’azienda Figli di Pinin Pero, una delle principali aziende italiane dello zucchero. E poi l’enogastronomia: i vini naturalmente, ma anche il Cardo Gobbo, un prodotto agricolo di eccellenza tutelato da un Presidio Slow Food.

La strada verso Sud Est collega Acqui Terme con Ovada: una strada ricca di castelli davvero spettacolari, degni delle migliori favole. Si comincia da Visone, fondata prima dell’anno Mille (i resti della cinta muraria ancora visibili risalgono all’XI secolo): il castello conserva il tratto delle mura con la porta gotica di accesso, ruderi del palazzo e soprattutto la slanciata torre merlata trecentesca. Cremolino vanta il castello più alto dell’Alto Monferrato (è a 450 metri s.l.m.): molto ben conservato, ha un impianto a quadrilatero con quattro torri laterali e conserva ancora il caratteristico ponte levatoio. Passeggiando per il borgo, tra una visita alla parrocchiale di Nostra Signora del Carmine e al quattrocentesco convento dei Carmelitani, si può anche immaginare di incontrare Orson Welles: il grande attore e regista americano passò per Cremolino nel 1947, per incontrare Ubaldo Arata, allora uno dei direttori della fotografia più quotati. Di grande impatto visivo è il terzo castello lungo la strada, il castello di Molare. Edificato nel Cinquecento venne più volte modificato, per diventare una dimora nobiliare, fino all’ultimo intervento dell’architetto D’Andrade nell’Ottocento, che gli diede l’aspetto così pittoresco (e neogotico) che ancora ha. Molare è un buon punto di partenza per qualche passeggiata: verso Cremolino per esempio (sulla cosiddetta via del Giro al castello) o verso quel che rimane della diga, il cui cedimento nel 1935 provocò oltre 100 morti tra Molare e Ovada.

Legata a Genova per molti secoli e diventata piemontese solo nell’Ottocento (quando entrò nella Provincia di Acqui), Ovada è una cittadina di oltre 10 mila abitanti, centro agricolo ed enologico importante, conosciuta soprattutto per il suo Dolcetto. Ha un bel centro storico di stile ligure: case dipinte, caruggi stretti, punteggiati da palazzi signorili ed edifici religiosi. La Chiesa della Beata Vergine della concezione, venne edificata dai Padri cappuccini il 21 settembre 1631 nella speranza che la città venisse liberata da una terribile epidemia di peste. Risale alla fine del Settecento la chiesa parrocchiale dell’Assunta, con i suoi due campanili a dominare il centro storico. Ovada è nota anche per la sua vivacità culturale: a testimoniarlo ci sono il Teatro Torrielli, la scuola di musica Rebora (che porta avanti una lunga tradizione) e il Museo paleontologico Maini, che custodisce i fossili e i minerali scoperti sul territorio.